Gaio PLINIO Cecilio Secondo il Giovane (61/62-ca. 112)
Gaio Plinio Cecilio Secondo, detto il Giovane, nacque a Como nel 61 o 62 d.C.. Per la morte precoce del padre Lucio Cecilio Cilone, fu adottato dallo zio, lo scienziato Plinio il Vecchio, da cui prese il nome. Studiò a Roma sotto Quintiliano e iniziò a 18 anni una fortunata carriera di avvocato. Già sotto Domiziano ebbe diverse cariche pubbliche.
Fu "Consul Suffectus" nel 100, sotto Traiano che più tardi lo inviò come legato imperiale nella provincia di Bitinia. Da allora si perdono le sue tracce.
Dal suo epistolario, tuttavia, si evince che Plinio il Giovane visse almeno fino al 109 e, probabilmente, morì intorno al 112.
Di Plinio sono andate perdute tutte le orazioni - continuò a sostenere accuse e difese, anche politiche, fino agli ultimi anni della sua vita, ricavandone grande fama - a eccezione di quella che nell'anno del suo consolato pronunziò, secondo l'usanza, in ringraziamento a Traiano: è un panegirico dell'imperatore e del suo saggio e benefico programma di governo, confrontato con quello odioso di Domiziano, non esente da adulazioni ma anche da ammonimenti; la forma è affettata e troppo studiata. Interessante è invece l'epistolario, pubblicato dallo stesso Plinio in vita, in 9 libri, che coprono gli anni dal 97 al 109. A differenza di quelle di Cicerone, le lettere furono già scritte in vista della pubblicazione, come appare dall'accuratezza formale. Indirizzate ad amici (fra cui Tacito e Svetonio), a compaesani, a parenti (fra cui la terza moglie Calpurnia, teneramente amata), esse sono ricche di notizie sulla vita del tempo, sulla famiglia dell'autore, sulle usanze della società colta o facoltosa, ma anche di scorci di paesaggio, di figure e di avvenimenti pubblici. Plinio ci appare attraverso questa corrispondenza come uomo generoso e gentile, ma vano, amante della gloria e piuttosto superficiale. Speciale importanza ha un decimo libro, che raccoglie il carteggio fra Plinio e l'imperatore Traiano, riguardante soprattutto il governo della Bitinia; notissime le due lettere (96 e 97) che trattano dei cristiani e dei provvedimenti da adottare nei loro riguardi. Alcune, inoltre, sono utili per la conoscenza dell'architettura romana del tempo: interessanti, soprattutto, sono le descrizioni delle sue ville sul lago di Como, in Toscana e a Laurentum, con notizie preziose sul loro impianto, sulle loro diverse parti, sull'inserimento dell'architettura nell'ambiente. I giudizi di Plinio sull'arte, poco validi sotto l'aspetto critico, interessano soprattutto dal punto di vista storico. Si sa, infine, che Plinio coltivò anche la poesia (elegie di imitazione catulliana), ma nulla è rimasto.
editus ab
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La vita
Gaio Plinio Cecilio Secondo, detto il Giovane, nacque a Como nel 61 o 62 d.C.. Per la morte precoce del padre Lucio Cecilio Cilone, fu adottato dallo zio, lo scienziato Plinio il Vecchio, da cui prese il nome. Studiò a Roma sotto Quintiliano e iniziò a 18 anni una fortunata carriera di avvocato. Già sotto Domiziano ebbe diverse cariche pubbliche.
Fu "Consul Suffectus" nel 100, sotto Traiano che più tardi lo inviò come legato imperiale nella provincia di Bitinia. Da allora si perdono le sue tracce.
Dal suo epistolario, tuttavia, si evince che Plinio il Giovane visse almeno fino al 109 e, probabilmente, morì intorno al 112.
Le opere
Di Plinio sono andate perdute tutte le orazioni - continuò a sostenere accuse e difese, anche politiche, fino agli ultimi anni della sua vita, ricavandone grande fama - a eccezione di quella che nell'anno del suo consolato pronunziò, secondo l'usanza, in ringraziamento a Traiano: è un panegirico dell'imperatore e del suo saggio e benefico programma di governo, confrontato con quello odioso di Domiziano, non esente da adulazioni ma anche da ammonimenti; la forma è affettata e troppo studiata. Interessante è invece l'epistolario, pubblicato dallo stesso Plinio in vita, in 9 libri, che coprono gli anni dal 97 al 109. A differenza di quelle di Cicerone, le lettere furono già scritte in vista della pubblicazione, come appare dall'accuratezza formale. Indirizzate ad amici (fra cui Tacito e Svetonio), a compaesani, a parenti (fra cui la terza moglie Calpurnia, teneramente amata), esse sono ricche di notizie sulla vita del tempo, sulla famiglia dell'autore, sulle usanze della società colta o facoltosa, ma anche di scorci di paesaggio, di figure e di avvenimenti pubblici. Plinio ci appare attraverso questa corrispondenza come uomo generoso e gentile, ma vano, amante della gloria e piuttosto superficiale. Speciale importanza ha un decimo libro, che raccoglie il carteggio fra Plinio e l'imperatore Traiano, riguardante soprattutto il governo della Bitinia; notissime le due lettere (96 e 97) che trattano dei cristiani e dei provvedimenti da adottare nei loro riguardi. Alcune, inoltre, sono utili per la conoscenza dell'architettura romana del tempo: interessanti, soprattutto, sono le descrizioni delle sue ville sul lago di Como, in Toscana e a Laurentum, con notizie preziose sul loro impianto, sulle loro diverse parti, sull'inserimento dell'architettura nell'ambiente. I giudizi di Plinio sull'arte, poco validi sotto l'aspetto critico, interessano soprattutto dal punto di vista storico. Si sa, infine, che Plinio coltivò anche la poesia (elegie di imitazione catulliana), ma nulla è rimasto.
editus ab
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